BREVE DIARIO di Christian Mascheroni

Che Mantova non abbia paura dei libri, lo si capisce da piccoli, meravigliosi dettagli. Durante il Festivaletteratura la mappa delle strade è disegnata dalle voci dei lettori che ti guidano verso le presentazioni dei loro autori preferiti. Le vetrine, che siano quelle delle librerie o di negozi di vestiti, ospitano volumi che occhieggiano curiosi e si affidano ai passanti. Loro per primi sanno che in quei magici giorni verranno di sicuro sfogliati e comprati. E’ una sensazione cullante. I grandi e i piccoli cancellano la loro distanza anagrafica e si ritrovano, mano nella mano, a viaggiare dentro le storie, i racconti. Si formano file davanti ai musei, ai palchi, nelle piazze e nessuno ha in mano bollette da pagare, ma libri da farsi autografare. Cammini fiero. Essere italiano, in questi giorni, è un vanto.                                                                                                                                     
 
Quest’anno, poi, mi sono sentito abbracciato da una città di cui conosco vie, scorciatoie, mura e voci. Questo perché per anni, con la trasmissione Ti racconto un libro, ho potuto intervistare alcuni degli scrittori più brillanti della terra. Ricordo la splendida chiacchierata con il premio Pulitzer Geraldine Brooks, il sorriso dolce e vissuto del leggendario Edmund White, l’amichevole e fascinoso Colum McCann o la raggiante Kim Edwards. Sono solo alcuni degli scrittori che Mantova mi ha permesso di avvicinare, conoscere, intervistare. Ma non quest’anno. In questa edizione non ho stretto nel pugno microfoni, né ho trascinato sotto il sole troupe televisive. In mano ho tenuto il mio libro, Non avere paura dei libri, e un cuore impazzito dalla gioia e dall’emozione. Quest’anno sono stato invitato come autore.

Io che ho sempre avuto la penna fra indice e pollice per potermi fare dedicare i romanzi che ho amato. Ho vissuto due dei giorni più elettrizzanti della mia vita. Sono state due le opportunità che mi hanno regalato il sogno di essere dall’altra parte della barricata. Essere fra i dieci talenti di domani del progetto Italiax10 di Telecom e la presentazione del libro di Juan Villoro Il libro selvaggio, con il quale ho potuto conversare della libertà di essere lettori e della benedizione di essere scrittori. Con Italiax10 ho potuto affiancare alcuni dei giovani autori italiani che hanno dato lustro alla narrativa e alla comunicazione dell’Italia di oggi. Penne magnifiche come l’amica Francesca Scotti, scrittrice brillante e compagna di banco vispa e allegra o come il giovanissimo Paolo Piccirillo, che con La terra del sacerdote ha dato vita ad uno dei romanzi più incisivi della nostra epoca. Insieme agli altri abbiamo parlato di fronte ad un pubblico eterogeneo, in un’atmosfera carica di elettricità e di tecnologia.

Io sono stato il primo a salire sul palco e a spiegare, in dieci minuti, cosa mi ha spinto nella vita a scrivere. Una domanda per nulla semplice da sintetizzare in così poco tempo. Di fronte a me blogger, giornalisti, ragazzi che compattavano in un twitter ciò che dicevo. Ho deciso di far parlare il bambino emozionato che scalciava dentro la mia gola. Il bambino che ha subito desiderato far conoscere loro mia madre, la donna che mi ha dato la chiave per accedere al mondo della lettura. Mia madre che bruciava i libri con la passione, che buttava i romanzi per terra in modo che si mescolassero, mia madre che ha avvitato la lampadina dei sogni alla lampada della mia infanzia. Dopo pochi minuti non mi sono più preoccupato di essere su un palco. Ero felice di parlare a gran voce della mia famiglia e dei nostri libri. E’ stato un momento straordinario. La cosa stupefacente è che per gli altri autori la strada è stata diversa dalla mia, ma insieme percorrevamo un percorso univoco, fatto di sentimenti, sacrifici, desideri, affabulazioni.

 Con Francesca e Paolo in particolare ho trovato una sintonia incredibile. E’ stato bello non solo parlare di libri e scrittura, ma mangiare nel cuore della città, passeggiare la sera, ridere davanti ad una birra, trovare altri amici come la meravigliosa Chicca Gagliardo. Sentirsi vivo di fronte a  pagine che non sono state ancora scritte. Una di queste per esempio è quella che io amo maggiormente. Comprare libri usati. Mantova ha questa superba abitudine di dare spazio a bancarelle che propongono libri introvabili, tascabili che non penseresti mai di incontrare. Sei lì, insieme a decine e decine di persone, a tuffare il naso dentro le pagine polverose e a stranutire storie incantevoli. Vedi adolescenti che comprano libri come caramelle, allegri come se ogni volume fosse zucchero filato. Io ho trovato una rara edizione de Il postino suona sempre due volte di James Cain e il volume a fumetti di Jim della Giungla. Avrei voluto mia madre e mio padre al mio fianco. Anche loro amavano adottare volumi dimenticati dal tempo. Il tempo che è volato, ma che è rimasto sulla mia pelle come le parole di Juan Villoro. Ho avuto l’onore di presentarlo il secondo giorno. La sua risata contagiosa mi ha subito messo di buon umore. Inoltre alla presentazione sono venuti anche i ragazzi di Mare di Libri di Rimini, altro festival che io venero e al quale partecipo ogni anno. E’ famiglia. 
Vedere gli occhi bambini e adolescenti accesi come fari mentre parli di libri è una benedizione per l’anima. Proprio così. Anche Villoro era emozionato per l’accoglienza. Abbiamo conversato per un’ora, di fronte ad un pubblico caloroso e numeroso, di libri selvaggi. Il suo, di Libro selvaggio, è un dono. Una storia avventurosa su come un ragazzo scopre che i libri siano vivi quanto lui. Ho ritrovato me stesso nelle parole di Villoro. Lui stesso un divoratore di romanzi, ma soprattutto un uomo che ama la vita attraverso il potere della narrativa. La sintonia fra noi due è stata a dir poco magica. Lui messicano, io italo austriaco, vite diverse, ma parallele e tanta voglia di donarci ai lettori. Così è stato. Indimenticabile. Un bambino, dopo la presentazione, si è avvicinato con una copia di Non avere paura dei libri e mi ha chiesto una dedica. Gli ho chiesto che cosa stesse leggendo e lui è partito, a raffica, ad elencarmi tutti quelli che aveva letto in pochi giorni. Un fiume in piena.


Un bambino, dopo la presentazione, si è avvicinato con una copia di Non avere paura dei libri e mi ha chiesto una dedica. Gli ho chiesto che cosa stesse leggendo e lui è partito, a raffica, ad elencarmi tutti quelli che aveva letto in pochi giorni. Un fiume in piena. Era come se mi stesse raccontando di una nuotata in mare o di un volo fra le nuvole. La giornata si è poi conclusa con la lettura di alcune pagine del mio libro al Reading Point, mentre il maestro dell’illustrazione Marco Petrella ritraeva me e mia madre, usando solo immaginazione e sensibilità.

Mi ha regalato il disegno ed ho rivisto me stesso bambino mentre pendevo dalle labbra di mia madre lettrice. Un regalo inestimabile. Una giornata che si è conclusa con saluti ed abbracci, la promessa di rivederci con nuovi e vecchi amici. L’incanto di una città che mi ha voluto tutta per sé e mi ha fatto sentire speciale fra persone anche più speciali. Una lacrima mi è scesa. Di felicità e commozione.

In diretta dal blog di Libreria Scripta Manent ringraziamo Christian Mascheroni per averci raccontato il suo incontro con i lettori di Mantova Festivaletteratura 2013
• Christian Mascheroni • Non avère paura dei libri • Hacca edizioni • 


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